lunedì 22 gennaio 2018

Recensione: IL DIAVOLO E LA ROSA di VIRGINIA DELLAMORE


Salve readers, la RECENSIONE di oggi è su un romanzo di genere Historical Romance. Chi di voi ama il genere non può non conoscere Virginia Dellamore. Questo è il suo ultimo romanzo, come sempre autopubblicato.
Andiamo a scoprire cosa ne pensa Gabriella che lo ha letto per noi.

TITOLO: IL DIAVOLO E LA ROSA

AUTRICE: VIRGINIA DELLAMORE

EDITORE: SELF PUBLISHING

GENERE: HISTORICAL ROMANCE

DATA D'USCITA: 26 DICEMBRE 2017

AUTOCONCLUSIVO

"Yorkshire, Inghilterra, 1836.

La vita è stata generosa e allo stesso tempo avara con Rosalynn. Le ha donato la bellezza ma l’ha privata dell’affetto di una famiglia. Da ventun anni, infatti, vive nello stesso orfanotrofio nel quale è stata abbandonata quando era piccolissima, e la sua esistenza è tutto fuorché idilliaca. La perfida direttrice dell’istituto, che nutre verso di lei una particolare antipatia, l’ha relegata ai compiti più faticosi e miserabili. Rosalynn trascorre le sue giornate lavorando e coltivando sogni segreti alimentati dai libri che legge avidamente. Libri che si procura di nascosto: al calar della sera, mentre le ombre dilagano nella brughiera, sgattaiola dal convitto e raggiunge il castello di Harwood a poche miglia di distanza.

Il maniero è disabitato da decenni, ma lei ha scovato un’imposta rotta ed è riuscita a entrare. Ogni giorno, attraversando un dedalo di grandi sale ricoperte di polvere e detriti, raggiunge l'immensa biblioteca ancora piena di volumi. Non ha mai incontrato nessuno, muovendosi sempre indisturbata.
Una sera, tuttavia, la solitudine dei luoghi subisce una brusca interruzione. All’improvviso, Rosalynn ode dei passi umani e si scontra con un uomo che afferma d’essere Lord Beaumont Harwood, proprietario del castello e di tutto ciò che esso contiene.
Benché coraggiosa, non può fare a meno di esserne intimorita: il conte non è soltanto un uomo dai modi scortesi, ma è anche l’individuo più spaventoso sul quale abbia mai posato gli occhi. Il suo volto è ricoperto di ustioni e cicatrici, la sua voce sembra il rombo di un tuono, ed è privo di una gamba al posto della quale indossa un terrificante arto finto. In più, la accusa di essere una ladra e minaccia di condurla in prigione per averlo derubato.
Rosalynn si trova costretta ad andare a vivere al maniero, assunta come domestica, per ripagare il furto commesso.
La vita al castello è più dura del previsto. Se ciò non bastasse, Lord Harwood non è affatto un gentiluomo: la gente del villaggio a causa del suo aspetto agghiacciante e dei suoi modi pessimi lo ha soprannominato “la Bestia”.
Per forza di cose, vivendo sotto lo stesso tetto, Rosalynn comincia a conoscerlo meglio, scoprendo che dietro la sua facciata intrattabile si cela un uomo ferito dalla vita, trafitto dal peso di tragiche colpe passate e ormai rassegnato a vivere nascosto.
Nel contempo, i segreti riguardanti le origini di Rosalynn e l’identità dei suoi genitori si rivelano non meno misteriosi e tragici, e tutto sembra precipitare verso un epilogo drammatico...
Sullo sfondo della cupa brughiera inglese, un romanzo liberamente ispirato alla favola della Bella e la Bestia. La storia di una passione tormentata e di un sentimento purissimo capace di guardare oltre l’apparenza, sgretolare i pregiudizi e dimostrare che la vera bellezza non ha a che fare con la perfezione del corpo ma con l’armonia dell’anima."

Mi piace molto come scrive Virginia Dellamore, è un linguaggio colto, originale, mai sciatto, mai tirato via. Poi le storie spesso sono quelle che io chiamo ”comfort”. Ci sono i cibi che confortano – la cioccolata, i dolci in genere – e le storie che ami leggere la sera per addormentarti bene. Per me sono gli storici: so come cominciano e come finiscono, in mezzo ci sta un’autrice che può farmi divertire come la Kleypas, che ci mette un po’ di pepe come la Balogh o che scrive bene come Virginia Dellamore. 



Questo libro è senz’altro una delle tante rivisitazioni de La Bella e la Bestia, non a caso il nome di battesimo del protagonista è Beaumont, come l’autore della fiaba: Jeanne-Marie Leprince de Beaumont. 
Mi è capitato di vedere da poco in televisione l’ultimo rifacimento di questa favola, il film con Emma Watson e detto tra parentesi: era molto più bello Bestia di quel biondino slavatino del finale, quando l’incantesimo si rompe. Vuoi mettere? E lo dice anche Bella quando gli chiede di farsi crescere la barba, secondo me il principe non le fa sesso per niente. 
Ma non divaghiamo, tornando al libro, Virginia Dellamore si è divertita a rifare anche lei questa eterna storia. E ci sono state alcune critiche per questo e non sono affatto d’accordo, le storie son poi sempre quelle, quanti rifacimenti avete visto di Cenerentola (vogliamo parlare di Pretty Woman?) o di Romeo e Giulietta? 
Sono macchine narrative eterne che gira e rigira troviamo in tutta la narrativa, soprattutto in quella che ci piace leggere, quindi è una discussione inutile.
Il romanzo è cupo, come deve essere, ambientato in un inverno gelido e in un castello diroccato. Lei è, ovviamente, bellissima, lui, ovviamente, un mostro dentro e fuori. 
E la desidera, tantissimo, non cercate scene hot, la Dellamore non le scrive ma il desiderio, la passione non mancano di certo. 


Molte le riflessioni sulla bellezza, sul redimersi, non c’è la magia della favola classica ma qualche personaggio, come la zingara, un po’ di magia ce la racconta, sublime quando spiega che lei non vede il futuro nella mano, quello non lo vede nessuno, ma capisce da piccoli particolari com’è la vita delle persone che le si affidano. Bellissimo. 
Gli altri personaggi sono anch’essi un classico: c’è la cattivissima, il depravato, gli ipocriti, gli invidiosi, l’amica che molto spesso tanto amica non è. 
In fondo è un libro che mi ha stupito, è meno “facile” del solito, la lettura è un po’ impegnativa a volte, perché non sempre scorre veloce. Non ho amato il finale ma non vi posso dire il perché, lo vedrete. 
Lo consiglio a chi ha voglia di rileggere questa storia immortale, e a chi vuole spazzolarsi gli occhi con una bella e ricca scrittura. 
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